I Cavalieri Bianchi di Seborga a fianco di San Secondo e del Vescovo Suetta

Avendo avuto modo di leggere il testo della omelia tenuta da S.E. Mons Antonio Suetta, Vescovo di Ventimiglia e Sanremo, il 26 agosto, festività di San Secondo, i Cavalieri Bianchi di Seborga esprimono la loro totale solidarietà e vicinanza a Sua Eccellenza. Sono parole forti, chiare, come ci si attende, d’altra parte, da un pastore che abbia cura del suo gregge.

Oggi sarebbe stupido negare, nel tempo presente e nel mondo occidentale, una crisi della Cristianità. Tuttavia crisi non è sinonimo di fine. Suetta ci ricorda, infatti, che:

«Siamo nelle mani di un Padre buono, che con la sua provvidenza conduce la storia secondo il suo disegno di amore e di salvezza e verso la méta del compimento eterno».

«Vediamo bene, ad essere schietti ed onesti, come oggi sia pervasiva una criminalizzazione del dissenso. Si registra a tutti i livelli della compagine sociale un’azione repressiva tendente a criminalizzare chiunque si opponga a determinati nuovi “dogmi” come immigrazione indiscriminata, aborto come “diritto fondamentale”, utero in affitto, “transizione di genere”, catastrofismo climatico e altre situazioni similari. Un siffatto tipo di censura qualifica la prospettiva socioculturale, che va sotto il nome di progressismo, parola “magica”, dinanzi alla quale non si ammettono reticenze e ritardi».

Ecco altri passaggi pregnanti dell’omelia:

«Come non riconoscere anche oggi una profonda e grave decadenza di civiltà insieme all’avanzare di varie perniciose dottrine; penso all’espansione del mondo islamico con tutte le conseguenze religiose, politiche e socio-economiche, che sono sotto i nostri occhi», senza risparmiare un accenno alla tanto contestata cerimonia di apertura dei giochi olimpici di Parigi: «Penso pure all’avanzata di forme di neo paganesimo, spacciate come progresso e propagandate come emancipazione e libertà; basta guardare alla sceneggiata predisposta per l’apertura dei giochi olimpici».

«Sono molteplici anche oggi le pestilenze da affrontare. Possiamo certamente contare sul progresso medico e scientifico benché il miraggio dell’immortalità e dell’eterna giovinezza, tanto caro al transumanesimo contemporaneo, faccia parte del libro dei sogni irrealizzabile o, meglio, sia espressione diabolica di un clamoroso e terribile inganno. Se registriamo con grata soddisfazione le conquiste della medicina per le malattie del corpo, non possiamo tuttavia distogliere lo sguardo dalle sempre più profonde e diffuse malattie della psiche e dello spirito: una vera e propria pandemia, che curiosamente sembra accompagnarsi agli standards più elevati del benessere».

Ci fa decisamente piacere che in questa era in cui si vorrebbe costruire un Nuovo Ordine Mondiale, senza religione, senza morale, dominato ancora una volta dal “panem et circensem”, una voce si erga e dica “basta!” E’ bello constatare che nel tempo presente in cui molti temono, si inchinano, per paura di avere ripercussioni di carriera, il vescovo di Ventimiglia, il nostro vescovo, evidenzi il coraggio della sua fede, che è anche la nostra.

«Anche oggi i tromboni del pensiero dominante riconoscono a qualsivoglia prospettiva, anche religiosa, diritto di parola e cittadinanza, ma fanno difficoltà con i veri cristiani perché portatori della “verità che rende liberi” (cfr. Gv 8, 32). Penso che San Secondo anche oggi risplenda per l’invitto coraggio e la splendida intelligenza della fede».

Nel corso della sua predica Suetta si chiede se Secondo, martire e santo, scelto nel 1602 dai ventimigliesi come patrono, dopo una pestilenza, possa essere ancora un valido modello.

«Tenterei di rispondere dando per scontato che lo sia come testimone della fede, uomo coraggioso e deciso a non tradire il Signore della verità né per le lusinghe del mondo né per le sue minacce. Siccome il nostro Patrono è stato pure un valoroso e leale soldato vorrei far notare come la intrepida fierezza dei martiri costituisca anche un prezioso esempio di intelligente cittadinanza».

In effetti sappiamo che San Secondo, militare mediorientale, membro della Legione Tebea, doveva raggiungere la Svizzera, agli ordini di Maurizio, per sedare la rivolta dei Bagaudi. Nella marcia di avvicinamento alle Alpi, scoperta la sua conversione cristiana veniva decapitato in un paesino in provincia di Biella che oggi si chiama ‘frazione San Secondo di Salussola’. Ciò in un anno compreso tra il 286 e il 306.

«Invochiamo anche per questo San Secondo affinché faccia comprendere alla Chiesa e al mondo intero che non ci si può accontentare di aggiungere giorni alla vita, ma che, piuttosto, come insegna la fede, occorra aggiungere vita, vita vera, ai giorni».

Con questo ultimo pensiero, molto bello e saggio, chiudiamo il resoconto di questa importante omelia. Alcuni la considereranno forse una pietra di inciampo … ma noi sappiamo che è proprio su di una pietra di inciampo che si fonda la Chiesa.