La massima autorità di giustizia europea cioè la Grande Chambre del Consiglio d’Europa di Strasburgo ha emesso la sua sentenza: «non sussistono elementi che provino l’eventuale influenza sugli alunni dell’esposizione del crocifisso nella aule scolastiche».
Ciò significa che coloro che hanno sostenuto (ed alcuni continuano a sostenere) la necessità di rimuovere il crocifisso dalle aule scolastiche in quanto questa presenza ancorchè muta crea problemi psicologici o turbative di varia natura nei ragazzi, non hanno ragione e la loro richiesta è del tutto immotivata. In sostanza il crocifisso non è pericoloso.
La causa inizia nel 2002 quando una cittadina italiana di origine finlandese (signora Soile Lauti) richiede all’istituto scolastico “Vittorino da Feltre” di Abano Terme, dove la figlia frequentava la scuola media di rimuovere il crocefisso dall’aula.
In seguito alla decisione delò Collegio d’istituto di non procedere alla rimozione del crocifisso, la madre ricorreva al Tar del Veneto. La battaglia legale procedeva per nove anni fino ad arrivare alla sentenza della corte del Consiglio d’Europa.
La decisione della Corte di Strasburgo è stata a maggioranza (15 giudici hanno votato per l’assoluzuione e 2 per la condanna). Pertanto l’Italia esce vittoriosa dall’accusa di violazione di diritti umani per avere esposto il crocifisso nelle aule scolastiche. In sostanza l’Italia non ha violato l’Articolo 2 del Protocollo n. 1 (diritto all’istruzione) della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo.
Padre Federico Lombardi, Direttore della Sala Stampa del Vaticano, ha affermato: «La Grande Chambre ha capovolto sotto tutti i profili una sentenza di primo grado, adottata all’unanimità da una Camera della Corte; tale sentenza aveva suscitato non solo il ricorso dello Stato italiano, ma anche l’appoggio ad esso di numerosi altri Stati europei, in misura finora mai avvenuta, e l’adesione di non poche organizzazioni non governative, espressione di un vasto sentire delle popolazioni».
Padre Lombardi ha anche aggiunto che : «La Corte dice che l’esposizione del crocifisso non è indottrinamento, ma espressione dell’identità culturale e religiosa dei Paesi di tradizione cristiana».